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— Non occupatevi del mio astuccio, caro amico — mi ha detto; — non ne ho più bisogno.

— E perchè dunque? — domandai molto meravigliato.

— Perchè — mi rispose con voce grave — è troppo tardi... o troppo presto.

Si tolse di tasca il piccolo crocefisso d’oro.

— Perchè hanno rubato questo crocefisso. Lo ritolsi alla sciagurata che l’aveva carpito alla morta. La sua unica scusa è ch’ella ignorava la gravità del suo atto.

Il notaio di famiglia è giunto stassera. È un bravo uomo, poco scaltro. C’informò che la signora Westenra, sentendo prossima la sua fine, aveva dato ordine ai propri affari. Ad eccezione d’un capitaletto destinato a certi lontani parenti, lasciava tutta la sostanza alla figlia o, in mancanza di lei, ad Arturo Holmwood.

Arturo è giunto alle cinque molto abbattuto. Questi lutti successivi sono per lui una prova ben crudele.

L’ho accompagnato nella stanza di Lucy, trasformata in cappella ardente. Sollevò adagio il lenzuolo.

— Com’è bella! — mormorò; — è mai possibile che sia morta!

— Ahimè!

Condussi via quel disgraziato, poichè stavano per mettere il corpo nella bara.

Stanotte ho condiviso la stanza di Arturo; quanto a Van Helsing non ha voluto coricarsi. Errò per la casa come per sorvegliarla. Entrò più volte nella stanza ove Lucy riposa nel suo feretro ricoperto di tuberose e di fiori d’aglio, il cui profumo si mescola a quello dei gigli.