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mondo sensibile il loro senso pratico, la loro sagacia, che d’altronde non era ancora divenuta sensibile per essi, perchè Jehova, e gli Dei del paganesimo erano ancora ben lungi dal concetto «Dio è spirito», e la patria «celeste» non era stata ancora sostituita da quella sensibile. Oggi ancora, gli Ebrei, questi eredi della saggezza antica, non sono giunti più in alto, e sono incapaci, benchè sian dotati di perspicacia, e di forza di ragionamenti che li rendono facilmente padroni delle cose, di concepire lo spirito, per il quale le cose sono considerate nulla.

Il Cristiano à degli interessi spirituali, perchè osa essere un uomo spirituale; l’Ebreo non può comprendere questi interessi in tutta la loro purezza, perchè non permette a se stesso di non attribuire alcun valore alle cose: la spiritualità pura, questa spiritualità che trova, per esempio, la sua espressione religiosa nella «fede che non giustifica alcuna opera» dei Cristiani, gli è interdetta. Il loro realismo allontana per sempre gli Ebrei dai Cristiani, perchè lo spirituale è tanto inconcepibile per il realista quanto il reale è disprezzabile agli occhi dello spirito. Gli Ebrei non possiedono che lo «spirito di questo mondo»...

La perspicacia, e la profondità antiche sono tanto lontane dallo spirito, e dalla spiritualità del mondo cristiano, quanto il cielo dalla terra.

Le cose di questo mondo non opprimono nè mettono in angustie colui che si sente un libero spirito: perchè egli non se ne cura; e bisognerebbe che fosse molto ingenuo per continuare a sentire il loro peso ed accordar loro ancora qualche importanza: ciò che dimostrerebbe manifestamente che non à saputo ancora staccarsi dalla «cara vita». Colui che si propone esclusivamente di sapersi, e di sentirsi uno spirito puro, poco si occupa delle eventualità moleste che possono colpirlo, e non pensa alle disposizioni da prendere per assicurarsi una rate libera, e piacevole.

Gli inconvenienti che il caso della vita fa nascere dalle cose, non l’affliggono, perchè egli vive una vita spirituale. E, quasi senza accorgersene, beve, e mangia come una bestia qualunque; e quando il nutrimento gli fa difetto, il suo corpo soccombe; ma sapendosi immortale come spirito, i suoi occhi si chiudono durante una meditazione, o una