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fondo e per poco non sbalzò giù dalla scalpata ripida della strada che saliva verso il colle dei Giovi.
— Attenta! — gridò Noris sovrapponendo per un attimo le sue salde mani vigorose a quelle della fanciulla per forzarle a eseguire la manovra riparatrice.
Un brivido colse Minerva a quell’improvviso inaspettato contatto: un brivido di tutto il sangue che si dissolvette in un languore profondo, che le diede acuto il desiderio di chiudere gli occhi e di abbandonarsi tutta fra le care braccia salde e forti che la circondavano, e l’avvincevano nel gesto che prolungava, senza alcuna intenzione e senza turbamento, la manovra esatta del volante.
— Così, vedete? — disse la voce tranquilla di Noris che nessuna vertigine alterava.
Fu il suono di quella voce che sforzò Minerva e l’aiutò a fugare la vertigine.
— So, — ella disse breve, — grazie.
— Sapete avere il controllo della macchina ma non quello dei vostri nervi, quest’oggi. È bastato il nome di Dauro per metterli in orgasmo. Sapete che ciò è poco lusinghiero per il mio povero amico?
— Non so in che cosa mi riguardi il vostro amico, — disse Minerva. — Non avevate detto che è fidanzato con Paolina Vestri?
— Ve l’ho detto infatti e rammento l’osservazione che mi faceste, allora, a proposito di Paolina.
Voi diceste che Paolina non è innamorata di Giorgio Dauro. Debbo convenire che siete migliore osservatrice di me. Paolina, infatti, non ama Giorgio Dauro.
— Ve lo ha detto lei?
— Ha pregato miss Anna Walker di dirmelo.
— Osserva tutte le forme quella brava figliola.
— Sì, — confermò Noris con convinzione, — è una buona bambina.
— Bambina! «Pas tant que ça!» Fra poco avrà ventiquattro anni quella bambina: vale a dire, uno più di quanti ne ho io.