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vane non accennava a rispondere e rimaneva prostrato, col viso chiuso sulle braccia incrociato e le spalle scosse dai singhiozzi. — Ve ne prego! non per vedervi così io vi ho chiamato! vi faccio dunque tanta pietà da strapparvi le lagrime?

Quand’egli potè parlare, non trovò che una parola:

— Ma perchè, Susanna, perchè?

— Perchè non era possibile altrimenti, amico mio. Non compiangetemi troppo, non è poi tutto triste il mio destino.

— Tacete, per carità! E se volete avere pietà di me, ditemi che voi farete di tutto per scongiurare il destino.

La fanciulla scosse il capo o sorrise:

— Io posso promettervi tutto quello che voi vorrete perchè ormai il mio destino è scritto. Qualunque cosa voi voleste fare, qualunque cosa poteste fare sarebbe ormai inutile. Adesso, è tardi per tutto!

Un singhiozzo che era lo schianto di un cuore rispose alla sentenza che su sè stesso pronunziavano le povere labbra sbiancate.

E le labbra proseguirono:

— Se non fossi stata sicura, ormai, della morte, non vi avrei chiamato.

— Susanna! Susanna! — esclamò Noris concitato e affranto, — voi volete che il rimorso mi uccida.

— No, povero Noris. E perchè dovreste aver rimorso, voi? Che cosa avete fatto contro di me? nulla! La colpa è tutta mia che non ho saputo dimenticarvi più.

Soggiunse, come parlando fra sè stessa:

— Non avrei voluto dimenticarvi, nemmeno per trovare la forza di vivere. In fondo, è meglio così. Bisogna che io muoia per vivere dentro di voi. Sapeste quanto ho pensato al racconto che mi avete fatto! Voi siete di quelli che una volta sola in vita guardano in viso il viso dell’amore. E anch’io. Una avete amata sola e amate sola nel presente e amerete nell’avvenire perchè ha comprato colla vita, il diritto a regnare sola sul