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nota 369

da se stesso; però a lui dirittamente si conviene il nome e la riverenza di signore. Girando per tanto gli occhi per tutta Italia, per trovare a chi piú meritevolmente il nome di vero signore si convenisse, il vivo raggio di Vostra Signoria reverendissima splendè agli occhi miei da quella sua riposta solitudine, ove il piú delle volte per dar opera ai suoi gravi ed alti studi, e pascer di preziosissimo cibo il suo divino intelletto, si ritiene, sí fattamente che, come ferro da calamita, sono stata tirata a viva forza a consacrarle a lei, perché (oltra che è signore di natura, nato nobilissimo in nobilissima città d’Italia; di fortuna, per le ricchezze amplissime che ella ha; di virtú, possedendo tutte le piú nobili e piú segnalate scienze che si trovino, ed alla quale, come a chiarissima stella e ferma, si deono indrizzare tutte le opere di quei che nel mare di qualsivoglia fatica onorata navigano), io sono sicura che in questo compiacerò anche alla benedetta anima della amata sorella mia, se di là s’ha alcun senso o memoria delle cose di questo mondo. La quale, vivendo, ebbe sempre per mira Vostra Signoria reverendissima, come uno de’ piú belli lumi d’Italia, ed a lei destinate le sue fatiche; inchinando e riverendo sempre il nome e l’alto giudicio di lei qualunque volta se ne ragionava, che era assai spesso, e portando a cielo i suoi dottissimi, leggiadrissimi e gravissimi componimenti al pari di tutti gli antichi e moderni, che si leggono. Non isdegni adunque Vostra Signoria reverendissima di ricever con quella molta bontà d’animo, che Dio le ha dato, questi pochi frutti dell’ingegno della disideratissima sorella mia, dalla quale fu, mentre visse, osservata e tanto reverita; contentandosí che sotto l’ombra del suo celebratissimo nome si riposi anco la penna, lo studio, l’arte e gli amorosi e ferventi disidèri di una donna con tante altre divinissime fatiche dei piú alti ed esquisiti spirti dell’età nostra. E con questo, baciandole le dotte e sacre mani, faccio fine.

Da Venezia a’ 13 d’ottobre 1554.

Questa prima edizione fu forse curata da Giorgio Benzone, modesto letterato, il quale di quegli anni curò alcune altre stampe del Pietrasanta, e che si diè premura di radunar alquanti sonetti in lode e in compianto di madonna Gaspara, da premettere al canzoniere di lei.

La seconda edizione fu dovuta all’iniziativa del conte Antonio Rambaldo di Collalto, un gentiluomo del Settecento, discendente di Collaltino, l’amante della Stampa, e fu preparata da Luisa Bergalli, la quale in quest’opera ebbe la preziosa assistenza di Apostolo Zeno.

[II]. Rime di madonna Gaspara Stampa; con alcune altre di Collaltino, e di Vinciguerra Conti di Collalto: e di Baldassare Stampa. Giuntovi diversi componimenti di varj autori in lode della