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CCLXXIX

Ad una coppia gentile di sposi.

     Felice cavalier e fortunato,
a cui toccò fra tutti gli altri in sorte,
aver sí bella e sí nobil consorte,
e di sí chiaro ingegno e sí pregiato,
     voi potete obliar, standole a lato,
i gravi assalti di fortuna e morte,
perch’ella può con le due fide scorte
render tranquillo il ciel fosco e turbato.
     Coppia gentil, dopo mill’anni e mille
de’ vostri veri pregi e vero onore
splenderanno fra noi chiare faville.
     Ed ancor fia chi dica pien d’ardore:
— Alme felici, poi che ’l ciel sortille
a sí bel nodo ed a sí santo ardore!


CCLXXX

A G. A. Guiscardo, o Viscardo.

     Le virtú vostre e quel cortese affetto,
che mostrate, Guiscardo, avermi a parte,
e quel vergar de l’onorate carte
in lode mia sí chiaro e sí perfetto,
     hanno tanto poter dentro al mio petto,
che con quanto si può mai studio od arte
io son vòlta ad amarte ed onorarte,
quasi di vero onor nido e ricetto.
     Ma con quel sol e non altro disio,
che prescrive onestate, e che conviensi
al voler vostro ed a lo stato mio;
     perché l’amar con questi frali sensi
è amor breve; e spesse volte è rio,
ché n’ancide la strada, ond’al ciel viensi.