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scuole (Bacone, Hobbes, Descartes). Più profondamente di tutti agì sopra di lui Descartes, che rappresentava allora lo spirito nuovo e la tendenza scientifica di fronte all’aristotelismo scolastico e che aveva anche in Olanda trovato fervidi seguaci. Lo svolgimento interiore del suo spirito lo allontanò così a poco a poco dalla religione ebraica e lo accostò ad altri spiriti liberi, appartenenti alle Chiese separate dei mennoniti e dei collegianti, caratterizzate da un pensiero religioso più largo e da un più umano senso di tolleranza; fra essi egli trovò amici e discepoli, che formarono intorno a lui un gruppo fedele e devoto. Sebbene non avesse esplicitamente abbandonato l’ebraismo, la sua condotta attirò sopra di lui l’accusa di disprezzo della legge: il 27 luglio 1656 venne pronunziata su di lui nella sinagoga la grande scomunica: alla quale seguì, per istigazione dei rabbini, anche un breve bando da Amsterdam. Solo (il padre era morto nel 1654), isolato e privo di sostanze proprie, Spinoza scelse per vivere un’arte manuale, la professione di politore di lenti per l’ottica. È vero che ai proventi della professione si aggiunsero più tardi le pensioni a lui largite dal De Witt e dal suo scolaro affezionato Simone de Vries, che, morendo, gli aveva lasciato una rendita di trecento fiorini.

Nel 1660 Spinoza abbandonò Amsterdam e si ritirò nella pace solitaria d’un piccolo villaggio, Rijnsburg, non lontano da Leida. A questo periodo risale la composizione della prima sua opera, il Trattato breve di Dio, dell’uomo e della sua felicità, che Spinoza compose per i suoi amici di Am-