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la dama della regina 79

da noi, perchè nessuno di noi si cura d’imparare la loro lingua.

Andarono innanzi in silenzio per badare ai cavalli, la strada facendosi sempre più aspra. Più in là Elena che era avida di conoscere qualche particolare dei grandi avvenimenti a cui la dama aveva assistito, si mise ad interrogarla sulla vita di corte nei tempi torbidi, sull’arresto dei sovrani, su i massacri. L’emigrata non era molto loquace su quegli argomenti, forse la rattristavano troppo. Per compiacenza narrava qualche particolare; ma insisteva sul fatto che alla corte si era tardato a comprendere l’importanza, la gravità degli avvenimenti: che la regina specialmente credeva tutto dovesse fluire da un giorno all’altro. Non avevano un’idea del vero stato delle cose.

— Quando compresero — continuava a dire la narratrice — oh! quando compresero era troppo tardi: quando tentarono di fuggire fu un passo falso: se Clarance fosse stato ancora vivo, li avrebbe sconsigliati; o avrebbe disposto meglio la fuga. Ma egli era morto! Quando il re tentò la resistenza armata, fu la rovina completa.

Ella si commoveva a quei ricordi: le lagrime scorrevano sulle sue guancie.

— Oh! Elena, ho sofferto già troppo nella mia vita di soli venticinque anni. Quando ci penso mi par d’averne cinquanta.