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— Oh! Antonietta, Antonietta, tu parli, tu pensi come tuo zio. C’è un veleno in questa casa, un veleno che si assorbe senza accorgersene.

Un sorriso sfiorò le labbra di Antonietta.

— Sono eccitata... non so quello che dico.

— E il capitano, che uomo è? — domandò Maria per cambiar discorso.

— Il capitano? Un buon figliuolo. Adora sua mamma.

— Ti fa la corte? Ti ama?

— La corte, loro, la fanno a tutte. Quanto all’amore, io lo credo, come sua madre, assolutamente incapace di amare. Si diverte e poi si annoia. Quando si annoia pensa a quello che non ha. Se prenderà moglie, sposerà certamente una gran signora. E farà bene. Il denaro è ancora una delle poche cose che non deludono e non tradiscono.

— Da capo!... Scuola Pagliardi.

— Hai ragione. Non dovrei parlare così con te. E’ per lo meno incivile sputare nel piatto di chi si prepara a mangiare. Perdonami.

— Sei feroce, sei insopportabile, oggi. Se avessi creduto di trovarti così, sarei rimasta a casa.

Si scostò imbronciata.

Antonietta non si mosse. Tacquero alcuni istanti. Maria fu la prima a parlare.

— Soffri molto? — ella domandò sommessa-