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Quattro grandi vasi contenevano delle piante sempre verdi dalle foglie grasse, lucenti: alcune dracene, un bellissimo acanto. Da una parte, sul parapetto, in piccoli vasi uguali era una bella raccolta di felci; e dalla parte opposta sopra due lunghe aiuole scaglionate, fiorivano i giacinti di Antonietta. Da questa terrazza, per una piccola porta e una piccola scala di pietra, si andava direttamente in giardino. Essendo un giorno tiepido, primaverile, la porticina era aperta. Le due ragazze ne approfittarono subito per fare un giro in giardino.

— Hai sentito? — esclamò Antonietta appena furono sole. — Tutto contro di me lo sproloquio di quella stupida vecchia. Ha paura che io sia innamorata del suo ufficialetto e non si stanca di ripetermi che non è pane per i miei denti. Imbecille! Verrà un giorno che le dirò tutto quello che mi pesa sul cuore: ho abbastanza sofferto.

— Io non sarei capace di vivere in questa casa. La vecchia mette il colmo all’intollerabile insieme.

— La vecchia è insopportabile per me, perchè mi offende supponendomi innamorata di suo figlio e capace di sedurlo, povero piccino! Del resto, è una donna come tutte le altre, cioè come la maggioranza delle vecchie: noiosa e ridicola. Non bisogna esagerare i difetti di una persona supponendola un’eccezione. La gente, in massa, è così: cretina e ambiziosa.