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della primavera lo rattristava facendogli sentire più acutamente il gelo del corpo e l’aridezza dell’anima. E concludeva, con la solita amarezza:

— I giovani non sanno godere il loro tempo; non sanno di esser giovani.

— Non dipende dalla nostra volontà — mormorò l’Antonietta, sorridendo.

Egli la guardò in un certo modo.

— Da cosa dipende se non dalla vostra volontà?... Dalla vostra ignoranza?

— Può darsi; ma anche dalle circostanze, dalla società, dalla vita che si conduce... Se io fossi libera e n’avessi i mezzi, viaggerei...

— E credi che ti divertiresti? Per divertirti ti ci vorrebbe un altro concetto della vita, un altro spirito. E poi, sai bene, la società non permette che le ragazze per bene si divertano, io alludevo ai maschi.

— Oh, so bene, si parla sempre per il sesso forte. Del resto hai ragione, anche se viaggiassi, probabilmente mi annoierei.

— Tu dovresti diventare attrice; l’ho sempre detto. L’arte ti guarirebbe dalla noia. Se io fossi nei tuoi panni, scapperei da questa casa e m’ingaggerei con una compagnia qualunque. Sai anche la musica: potresti cantare.

— I miei non vogliono e neanche la zia. E tu stesso, se mi decidessi, chi sa che prediche!

— Certo: parlerei da zio, mentre ora parlo da uomo!