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Riccardo parlò allora un po’ recisamente della necessità di vendere quella roba, anche per liberare l’appartamento (era la sua idea fissa) e affittarlo finalmente. Egli conosceva il cuore di suo padre; sapeva che se qualcuno intorno a lui avesse dimostrato il più piccolo attaccamento a quelle antichità, non le avrebbe vendute mai più.

Si parlò d’altre cose. La signora Elisa annunziò che la signora Tadini voleva condurre Giorgetto ed Erminia al carnevale dei fanciulli; e pregava che le lasciassero anche l’Angelica.

— E per domani sera — disse guardando la ragazza.

— Dimentichi che siamo in lutto — osservò Leonardo turbato.

— Oh! per andare una sera alla Canobbiana a veder ballare i ragazzi!... Se la nonna potesse parlare, lei che ci voleva tutti allegri, ti darebbe sulla voce.

Angelica, rossa come una ciliegia, era sul punto di prorompere.

Ah, sì! Volevano mandarla al Carnevale dei fanciulli perchè stesse zitta, se mai s’era accorta che loro andavano al veglione. Tacque peraltro, memore della promessa fatta a Maria, e si accontentò di fare un’occhiataccia all’Eugenia, che alzò le spalle.

Dopo il pranzo avvennero le solite cose. Angelica fu obbligata a mettere a dormire i ra-