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E il suo nome fu messo sul cartellone; e Luciano Monti lo vide. Fu il colpo di grazia.

— Ciò non sarà mai! — gridò stringendo i grossi pugni. E andò a parlare a suo padre.

— Ho ventisei anni — gli disse — e ho deciso di prender moglie.

— Tu?... E chi vuoi sposare?

— Angelica...

— Sei pazzo.

— Tutt’altro. Voglio la mia parte dell’eredità della mamma. Devi darmela, altrimenti...

— Che cosa?

— Mi scritturo anch’io con Tomba. Non ridere: ho un bel vocione di basso, una bella figura e non sono un imbecille. Farò il buffo, il caratterista, il pagliaccio, quel diavolo che vorranno, pur di vivere vicino ad Angelica che sposerò subito.

Il dottore montò sulle furie. Per alcuni giorni dimenticò perfino il rossetto e apparve pallido, invecchiato.

Proprio una Valmeroni doveva sposare suo figlio; una di quella razza di pazzi; e proprio la peggiore di tutte, la più male educata, la più bighellona...

— Dovresti dire la più spiritosa, la più positiva c anche la più bella. Vedrai che brava donnina diventerà quando sarà sicura del fatto suo: quando avrà un buon marito, bello, ricco e giovane, come ha sempre detto che lo voleva.