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ventore alla sua prima creazione, il fonografo del povero Leonardo non era che un balocco inutile. La sua spinetta, ch’egli sapeva sonare con tanta dolcezza, non l’attirava più dacchè le tele preziose, in mezzo alle quali gli piaceva di sonare, erano sparite dalla sua casa. Quando Augusto Klein era in viaggio, egli faceva lunghe visite al grande negozio di quadri e oggetti artistici per rasserenarsi nella contemplazione di ciò che egli amava tanto ancora. Quelle erano per lui ore di paradiso, durante le quali dimenticava tutti i suoi fastidi. Ma Klein ritornava improvvisamente, ed egli non si faceva più vedere, neppure di passaggio in via Dante. Che fare? La fotografia aveva pure un gran fascino per il suo spirito d’investigatore ozioso, di ricercatore vagabondo. Ma le macchine, gli acidi, le negative e tutto il resto costavano denari. Non ci sarebbe mancato altro che egli avesse speso del denaro per i suoi minuti piaceri, mentre doveva negare a sua moglie un palco alla Scala, o almeno al Manzoni, o un nuovo abito di velluto! Qualche volta saliva dall’Ermondi e se questi non aveva molto lavoro, poteva fare qualche esperimento, tentare qualche sua fantastica applicazione della fotografia. Se non che l’Ermondi lavorava molto, e Leonardo doveva accontentarsi di star a guardare, o passeggiare per la terrazza.

In tali condizioni la camera di Antonietta,