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affettuosi saluti alla nipote col mezzo di Paolo Venturi.

Pareva tuttavia che essi non desiderassero di rivederla così presto. Tanto più ella fu tocca da quella visita. Una profonda commozione era anche in loro, e ciò apparve chiaro dal fatto che l’avvocato Amilcare non ebbe sarcasmi, nè l’Ersilia amarezze. Furono buoni, pietosi; fecero anche comprendere all’Antonietta che sarebbero stati molto contenti di riaverla con loro a Pavia.

Antonietta pianse molto quel giorno sotto la pressione dei tanti cari e dolorosi ricordi che l’assalivano. Ma il dottor Monti assicurò che quelle lagrime erano salutari.

Nelle ore centrali della giornata, l’abitazione dei Valmeroni era spesso triste e silenziosa come una tomba. La signora Elisa usciva con la sua Angelica; Maria era alla scuola; Riccardo, al suo ufficio; e non v’erano più ragazzi per ravvivare l’ambiente col loro chiasso. Giorgetto era entrato in un collegio militare; PErminia andava a un giardino d’infanzia. Restavano soli Leonardo e Antonietta.

Un vincolo nuovo stringeva queste due creature sconsolate: una tenerezza infinita inondava le loro anime. Quella giovinetta che sapeva di avere perduto tutto nella sua vita di donna e quell’uomo maturo, precocemente vecchio, buono e ingenuo come un fanciullo, si comprendevano,