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aspetta, nessuno invita, e non hanno denari da spendere.

Sul ponte di via Monforte, Riccardo fu avvicinato da uno di questi infelici. Era un uomo non ancora vecchio, che ad una certa distanza pareva vestito civilmente. Ben presto però si vedeva tutta la miseria di cui era afflitto. Gli abiti, anticamente di stoffa fine, mostravano la corda, come si dice; il cappello — un cilindro — rosso e spelato, faceva pietà, ma non aveva macchie, e le scarpe, quasi senza suole e ricucite qua e là con lo spago, eran pulite, anzi lucide.

Certo quell’uomo faceva sforzi incredibili per mantenersi un aspetto decoroso; ma il momento fatale che doveva rendere inutile ogni suo sforzo si avvicinava rapidamente. Presto i suoi piedi nudi sarebbero usciti dalle scarpe sfondate e l’ultimo colpo di spazzola avrebbe portato via ogni rimasuglio di pelo dall’infelice cilindro. Gli abiti, con l’aiuto di abili rammendature, potevano sostenersi un poco più a lungo. Ma la mancanza delle scarpe e del cappello avrebbe resa inutile la loro faticosa resistenza.

Riccardo fece queste considerazioni mentre lo sconosciuto gli stava dinanzi col cappello in mano. Al primo momento s’aspettava che gli cercasse del denaro; ma l’atteggiamento non era da mendicante. Forse un aggressore? La via era deserta. No... Quel volto scarno, quei