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IV.

Nè l’avvocato Pagliaroli, nè Antonietta, nè Riccardo erano rimasti molto convinti della sincerità di Faustino Belli. Certo, l’aver portato all’amico suo le diecimila lire era un fatto di una importanza capitale e nessuno poteva affermare lì per lì che egli non si fosse mostrato scrupolosamente onesto e generoso. E tuttavia nessuno di coloro che conoscevano la sua vita e le sue abitudini, e avevano scrutato, per quanto era possibile, il segreto di quell’anima, nessuno poteva credere che egli avesse agito spontaneamente. Un grande motivo doveva averlo spinto. Nell’andare verso la stazione, il Pagliardi diceva a suo nipote:

— Io penso che egli si sarà accorto dei tuoi sospetti; forse ti ha visto parlare con quel tuo amico che era a Brera quando il quadro fu presentato per la verifica; e nel vedervi insieme, gli nacque il sospetto che ti narrasse la cosa.

Riccardo ammetteva la verisimiglianza di tale supposizione, ma non gli pareva sufficiente motivo all’azione straordinaria del Belli.

Egli diceva: