Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 157 — |
— Adesso mi ama, adesso! — pensava la poveretta struggendosi di rabbia. — Mi ama perchè mi perde. Se tornassi libera non mi amerebbe più.
Arrivò la Bergamini; poi la Tadini, più piccola e più grassa del solito con la sua figlia la bionda, grassa e pacifica; ritornò l’Angeri, curiosa e pettegola che aveva già fatta la sua visita nella giornata, ma senza vedere lo sposo.
La signora Elisa partecipava a tutti le prossime nozze. Le donne in generale giudicavano lo sposo assai poco desiderabile; ma i brillanti e le perle che aveva regalato alla sposa, lo inalzavano ai loro occhi.
Angelica portava in giro i dolci e i liquori. Erminia e Giorgetto empivano la sala del loro chiasso. Augusto Klein se li fece accostare e li baciò con effusione.
— E Riccardo? — domandò egli a un tratto.
— Dov’è il buon Riccardo?
Eugenia stessa andò a cercarlo.
Egli si era chiuso in camera per starsene solo. Eugenia bussò all’uscio, dicendo subito:
— Sono io, Riccardo; posso entrare?
Il giovane si alzò e andò ad aprire. Vedendola con tutti quei gioielli si oscurò in viso.
— La tua catena non sarà meno grave sebbene intessuta di perle e di brillanti!
— Non parlare così. Augusto Klein è un galantuomo e mi renderà felice. Vieni di là,