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si allontanò da un’altra parte e sparì tra le piante.

— Oh Antonietta! Son qui, sono presso a te. Cos’hai?

Commosse, vibranti, le due fanciulle si strinsero in un abbraccio.

— Tu piangi, Antonietta?... Dunque lo ami? E se l’ami, perchè lo respingi?...

Antonietta si sciolse dalle braccia dell’amica; si terse il volto dalle lagrime, scrollando il capo con quel suo gesto abituale di scoramento e di sfiducia.

— Non l’amo — mormorò a denti stretti. — Forse è odio questo sentimento doloroso che mi agita.

— Odio?... Ma perchè?... Egli ti ama tanto. I suoi occhi ti guardano con tanto amore!...

— Non è amore, credi, non è amore. Povera me, se cedessi alle sue istanze... Passato il capriccio, non si curerebbe più di me.

— Oh!... non posso crederlo così perverso.

Antonietta non udì l’esclamazione ottimista di sua cugina; assorta in un pensiero molto triste, teneva gli occhi bassi come guardando in se stessa. Dopo alcuni istanti di silenzio, con voce quasi inintelligibile e arrossendo di collera e di vergogna, soggiunse:

— E ci sono momenti in cui mi sento tanto debole!...

Maria rabbrividì.