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nell’ingranaggio 251

esordire, la turbarono un poco. Si buttò a studiare con una certa febbre, e fu un bene per lei questa distrazione violenta, a cui non poteva sottrarsi.

Da alcuni giorni, Giovanni, meglio il deputato Pianosi, era andato a Roma per la riapertura del Parlamento, ed ella era sola, triste, sgominata da questo avvenimento crudele.

A Aix-les-bains avea passato quasi un mese: un mese di ebbrezza, di felicità intensa, un lungo sogno di amore concretato nella realtà.

Ma al principio di settembre, gli affari e l’approssimarsi delle elezioni avevano richiamato Giovanni, imperiosamente. Ed egli avea obbedito all’ordine delle cose, senza troppo rammarico, sentendo già, nella sua salute riequilibrata, il bisogno di lavorare, di ridare alla mente la sua antica abituale occupazione. Per Gilda invece, quantunque se l’aspettasse, quella separazione avea assunto un carattere tragico, e le lasciava in cuore una desolazione invincibile. Non potendo arrivare a Milano insieme, egli era partito solo, ed ella aveva dovuto fermarsi ancora un pajo di giorni all’albergo. Giorni amari e cupi, nei quali provava quasi la sensazione fisica di essere stata colpita nel mezzo del cuore.

Non poteva lagnarsi di Giovanni: egli l’amava sempre: avea per lei una passione inesauribile, un affetto ardente e delicato. Era fiero di possederla, geloso della sua bellezza, pieno di premure, di riguardi squisiti. Ma giunta l’ora, egli era partito senza perdere un giorno, senza dissimulare che gli affari prendevano sempre un grande posto nel suo pensiero, che le elezioni gli stavano