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Sentì una lama fredda trapassargli le viscere. Madre?... La sua Argìa?... Un germe esecrato!... Vacillò e quasi cadde. Istintivamente si aggrappò al pergolato che oscillò forte. Alcune foglie secche volarono via.
— Argìa!... Fausto!... — gridò l’Amelia a dieci passi. — Siete qui?... Che fate?... Don Paolo si è svegliato!... Fausto!?... Argìa!...
Essi non fiatarono; e la ragazzina si allontanò borbottando.
— Ora usciremo adagio — disse Fausto.
Aveva avuto il tempo di rimettersi chiamando a soccorso tutte le sue forze. Argìa, sbalordita, gemeva.
— Fatti cuore, Argìa fatti cuore! Mi racconterai poi tutto... certo! Se devo aiutarti!... Intanto... restiamo intesi: tu non prendi alcuna risoluzione disperata... non ne parli con nessuno!...
Esitò un istante; poi soggiunse:
— È tutto tuo il segreto?