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Ma Argìa aveva ritrovata la tetra calma, stato abituale dell’animo suo in quei giorni; e con parole dolci e disperate, piene di un profondo convincimento, gli andava spiegando le ragioni per cui egli doveva vivere e abbandonare lei al suo destino.

— Per amor mio devi farlo!... — insisteva la misera, stringendolo fra le sue braccia — per amor mio! Se tu muori con me, la mia agonia sarà amareggiata dai rimorsi. Morirò disperata. Se tu mi lasci morire sola, ti benedirò.

L’arrivo di Amelia troncò la disputa dolorosa.

Poco dopo Fausto si ritirò, e il suo ultimo sguardo, la sua ultima stretta di mano ripeterono ancora alla fidanzata della morte, che egli non poteva lasciarla, perchè non poteva vivere senza di lei.

La mattina seguente, egli così le scriveva:

“Non tormentarti, mia povera Argìa, con