Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 324 — |
— Verrà domani. È una storia che non finirà mai.
— Perchè gli dai retta, se non lo vuoi?
— Come devo fare? È mio marito!
— Allora torna con lui.
— Mi farebbe morire di fame e di legnate. E poi, il papà non vuole più. Sarebbe quasi meglio che i cani lo sbranassero una di queste notti. Sarebbe finita, non ci penserei più; ma finchè c’è, è il mio uomo...
Emma non rispose. Una volta di più dovette convincersi che al pari di altre, quella era una natura incomprensibile per lei.
Ritornarono ai loro lettini e poco dopo Nini s’addormentò, come nulla fosse.
— Aveva bisogno d’una scossa — pensò Emma ascoltando quel respiro calmo, quel buon sonno di bimba.
Lei non poteva dormire. Pensava a Leopoldo chiuso nell’istituto sanitario, insieme ai pazzi; vedeva Paolo Brussieri così giovine, così baldanzoso, immerso nel proprio sangue, là, nella sala da pranzo, a Melegnano, come le aveva raccontato Celanzi. Vedeva le due larghe, sanguinanti ferite nel collo bianco, di cui egli era tanto ambizioso.
Non poteva a meno di compiangerlo.
Era stato un infame con lei, e per di più l’aveva calunniata: due volte infame.
Giustamente Leopoldo Mandelli lo aveva ucciso;