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me lo scrive anche nell’ultima lettera: «Ninì! se hai caro il collo!...»
E con una smorfia deliziosa di bimba, toccandosi la gola soggiungeva:
— Mi preme troppo!
Il bersaglio se l’era comperato da sè vendendo un finimento di brillanti sottratto ai creditori.
Faceva denari a palate adesso.
Da per tutto dove arrivava, appena l’avevano vista, i giovanotti appassionati, i ricchi oziosi e i vecchi assetati d’illusione, correvano al suo bersaglio, a bruciarsi vivi al fuoco dei suoi occhi superbi.
Spendeva un subisso, e quello che non spendeva glielo portava via il suo gelosissimo Alberto, quando capitava a trovarla senza preavviso.
Già pronta tornò a guardarsi nello specchio con attenzione e compiacenza; si accomodò ancora una volta le pieghe dell’abito di broccatello celeste; poi baciò la madre, salutò Emma e se ne andò in fretta accompagnata dal signor Gioachino, il quale a sua volta la teneva d’occhio.
Lei non aveva che un’idea: essere bella: che un sogno: farsi rapire. Ma il rapitore doveva essere molto ricco e condurla molto lontano, perchè Alberto non potesse raggiungerla.
Nel carrozzone la signora Marta si diede subito, con molta pazienza, a mettere in ordine gli abiti e i molti gingilli che Ninì aveva messi in mezzo per abbigliarsi.