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— Non disperarti inutilmente. Il destino si è compiuto.
Si strinsero ancora una volta le mani con un fremito in tutte le membra.
Finalmente si separarono, camminando in direzione opposta, senza più voltarsi.
Marco andava innanzi a sbalzi, di un passo incerto, come un ubbriaco.
Leopoldo aveva ritrovata la sua andatura calma, misurata; aveva la fronte eretta, lo sguardo assorto come in una misteriosa visione.
Ma appena giunto in Questura si abbandonò, sfinito, su di una panca.
Lo videro e lo interrogarono.
— Vengo a consegnarmi — rispose con voce ferma. — ho ucciso un uomo. Vadano a constatare il fatto a casa mia.
E s’arrovesciò sulla panca, oppresso da una invincibile prostrazione.