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non esisteva piú per lui... un fiero grido usciva dall’anima sua, un grido selvaggio. — No, no! Muori, miserabile! — E tutto il limo insito alla natura umana, che l’uomo virtuoso crede di avere distrutto, ma che ha solamente compresso in fondo all’abisso del proprio cuore, tornava a galla improvvisamente e minacciava di soffocarlo. Non riconosceva piú sè medesimo.

Oh se un urto improvviso lo avesse spinto nel fiume, come si sarebbe lasciato calare a fondo! almeno sarebbe sfuggito a quelle visioni! Ma il cielo era sereno, l’aria mite; nessun nemico sorgeva ad incalzarlo. Il nemico invisibile, e il piú crudele, lo portava con sè, nel suo cuore: impossibile scacciarlo; impossibile vincerlo. Doveva lasciarsi lacerare, sopportare il suo martirio in silenzio, e aspettare; lunghi anni forse, prima che la sospirata liberazione giungesse. Prostrato di forze si lasciò cadere sul margine sdrucciolevole, la faccia contro terra; le sue mani convulse strappavano le radici dell’erba. E non piangeva; le sue ciglia erano asciutte; anche questo conforto gli era negato. Rimase lá un pezzo. Un brivido di freddo e lo stormir delle foglie scosse dal vento lo richiamarono alla memoria delle cose. Era quell’ora misteriosa che precede l’alba. Egli si alzò.