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capitolo quinto. 207

quanto vuole essere onorato; e la gloria che Dio dice che non dà altrui, el superbo dice: E io la mi tôrrò. La qual cosa fa quando dell’opere sue vanamente si loda e gloria, e desidera d’esserne lodato dalla gente; ch’ è tôrre l’onore e la gloria ch’ è propia di Dio. Onde san Gregorio, nel libro de’ Morali, dice: Colui che loda quello ch’egli fa, e attribuisce a sé quello ch’egli adopera,1 si conviene che niega la gloria di Dio, e pare che questo cotale faccia guerra a Dio coll’arme sue ch’egli gli ha date: e ciò interviene quando l’uomo di certi beni e grazie che Dio gli ha date più che a molti altri, se ne leva in superbia e vanaglóriasene; dond’2 e’ doverrebbe essere più umile, e servire a Dio, come conoscente e grato de’ servigi ricevuti. Così dice la Chiosa sopra quella parola di Santo Iob: Tetendit adversus Deum erecto collo: Il superbo prende cagione di fare guerra a Dio donde dovea prendere materia d’umilmente servirlo. Per le molte offese ch’ e’ superbi fanno a Dio, e’ gli ha3 in odio: e come eglino spregiano Iddio, così egli spregia loro. Segno di ciò si è, che spesse volte egli gli abbatte, e toglie loro lo stato e la signoria, eziandio in questa vita, come a disutili e indegni; e pone in luogo loro, e in loro dispetto e vergogna, persone povere e di vile condizione. Così dice el savio Ecclesiastico: Sedes ducum superborum evertit, et sedere fecit humiles pro eis: Iddio ha gittate per terra le sedie,4 cioè lo stato e la signoria de’ duci superbi, dove, indegnamente sedendo, reggevano; e ha fatto sedere nel luogo loro coloro che sono umili e dispetti e di bassa condizione. Anche in segno che Dio gli ha in dispetto e a vile, spesse volte gli perquote e abbatte con vili cose:5

  1. Il Testo: fa e adopera.
  2. Ediz. 95: dove.
  3. L'edizione antica ed il Codice: hagli.
  4. Plebejamente qui, e al principio del capitolo sesto, l'antica stampa: le siede.
  5. Faceva imprimere il Salviati, e gli accademici leggevano in altri Manoscritti: e batte con vili percosse.