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152 distinzione quinta — cap. vi.

dovesse dare, quanto a’ ministri della Chiesa, o ricevere, quanto a’ laci, e anche a’ cherici, qualunche sagramento. Fuori di questi casi non è l’uomo tenuto di necessità di salute confessarsi, se non quella volta; ma è utile per le cagioni dette di sopra; e ancora, come dice la Scrittura: Omnia in confessione lavantur: Tutti i peccati si lavano, anzi l’anima si lava da’ peccati nella confessione: onde, come l’uomo è sollecito di lavarsi spesso le mani e ’l volto e ’l capo e’ panni, così maggiormente l’anima, che per lo peccato isconciamente si macchia e lorda, si dee lavare. Coloro che no ’l fanno, è segno che poco pregiano la nobiltà e la nettezza dell’anima. Contro a’ quali dice Cristo nel Vangelo: Vae vobis: Guai a voi che lavate quello di fuori, rimanendo brutto quello ch’è dentro: voi siete simili a’ sepolcri imbiancati di fuori, e dentro sono pieni di puzzolenti carnami.1 Alquanti ne sono, e in ogni stato, col bello di fuori, e quello dentro imbrattato e sozzo. L’altro modo che s’intende che la confessione si debba fare spesso, si è che quegli medesimi peccati spesse volte si riconfessino: e questo non è di necessità se altri s’è bene confessato una volta, contrito e prosciolto, e fatta la penitenzia; ma se la persona sa o crede o dubita di non essere bene confessata quella volta, si dee riconfessare da capo.


Qui si dimostra che quattro sono i casi ne' quali la persona è tenuta di riconfessarsi da capo.


E acciò che le persone sieno ammaestrate di quello che hanno a fare, è da sapere che quattro sono i casi ne’ quali la persona è tenuta di riconfessarsi. Il primo si è se ’l prete non la puote prosciogliere, o che non fosse il suo propio prete, o che non avesse l’autorità dalla Chiesa o dal vescovo,

  1. Così, col nostro, anche l'antica stampa e il Salviati.