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capo settimo 59   

vano nel tergo e ne’ fianchi degli assalitori, che sarebbero stati costretti a togliersi dall’impresa, se in quel frangente non fosse loro giunto da Sicilia un opportuno rinforzo, e provvigioni d’ogni fatta. Gerone, re di Siracusa non senza scopo soccorreva allora i Romani contro i Campani; poichè era suo desiderio che gli alleati de’ Mamertini fossero diradicati da Reggio. E così restando i Mamertini deboli e soli, si avvisava che i Romani secondato l’avrebbero nei suoi disegni sopra Messena. Ma fra breve vedremo che il suo proposito gli fu attraversato da quei medesimi Romani, da’ quali tanto sperava.

In questo mentre gli ajuti siracusani fecero che con maggiore ed irresistibile impeto la città fosse incalzata da ogni banda, e che i Mamertini fossero obbligati alla ritirata. E Reggio, dopo un prolungato assalto ed ostinatissimo, non si arrese, ma fu presa per forza. De’ prigionieri il console ordinò che fosse tolta la vita a tutti i rifuggiti, e che i trecento soldati che ancor rimanevano della Legione Campana, fossero incatenati e trascinati in Roma (Olimp. 127, 2. av. Cr. 271.). Dove, non ostante l’ opposizione del tribuno Marco Flacco, furono tutti condannati nel capo. Fu eseguita la sentenza sopra cinquanta per giorno colla mutilazione e decollazione; e fu sino inibito a’ parenti il rendere gli ultimi uffizii a quegl’infelici, ed il vestirsi a bruno. A tutti i Reggini che avevano preso l’esilio per non sottomettersi a’ Campani, fu data facoltà di ripatriare, e restituiti gli averi e la libertà. Fu non pertanto lasciato Marco Cesio con un forte presidio romano; e questo valeva che l’ultima ora era venuta dell’indipendenza de’ Reggini.

IX. Dopo la cacciata de’ Campani da Reggio, tutta l’Italia dallo Stretto siculo all’Arno fu confederata a’ Romani. Gl’Italioti erano ancora chiamati Greci; ma il nome di Magna Grecia non era più inteso che a significare una nazione che fu. Tra i patti delle città federate con Roma erano questi: che le federate ad ogni bisogno tenesser pronto per la Repubblica Romana un contingente di milizie o di navi; che non potessero fare tra loro stesse alcuna lega; nè tra alcuna di loro con qualche stato straniero. Da ciò ben si desume come tal federazione non fosse fondata sull’equilibrio dei patti; ma quanto era proficua a Roma ch’esercitava diritti, tanto gravosa alle città, alle quali, eccetto lo specioso titolo di federate, non s’ imponevano che doveri e dipendenza. Aggiungi che tali città erano la più parte contenute in queste condizioni e nella fede dei patti dalla presenza di temuti presidii. Esse ritennero è vero, nè ciò fu poco, l’interna libertà di reggersi con leggi proprie, di crearsi