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   58 libro primo

tezza (Olimp. 127, 1. av. Cr. 272). Questa fu la prima radice della rottura che poi seguì tra Roma e Cartagine. Nondimeno i Romani per allora s’infinsero; e finita la guerra di Pirro confermarono la loro alleanza co’ Cartaginesi e con Gerone di Siracusa. Nè tardarono a volgere la loro attenzione a’ Mamertini di Messene, ed a’ Campani di Reggio, che in tanto conquasso di cose si mantenevano tuttavia indipendenti. E come aspiravano ad ingrandirsi inquietavano in molte guise le limitrofe regioni. Intanto per queste guerre distruggitrici di uomini e di fortune pubbliche e private, le repubbliche italiote furono condotte in tanta miseria che lo stesso nome di Magna Grecia andava mancando, e vi sottentrava più tardi quello di Bruttii sotto l’influenza della nuova dominazione romana.

Non può dirsi con parole adeguate quanto le vittorie de’ Romani sieno tornate increscevoli a’ Campani di Reggio; i quali si avvedevano, che sbarazzatisi que’ fortunati vincitori della guerra con Taranto, avrebbero tratto vendetta della scandalosa ribellione di Decio Giubellio. Non tralasciarono pertanto di apprestarsi ad una vigorosa difesa, avvegnachè pur si confortassero che l’alleanza de’ Mamertini sarebbe contribuita a farli durare e resistere lungamente contro la possa de’ Romani. Ma un nuovo pericolo venne a’ Campani da’ Cartaginesi, i quali anche prima de’ Romani cercarono di farsi padroni di Reggio; ben preveggendo che quelli non si sarebbero molto indugiati ad occupare questa importante città. A conseguire il loro intento i Cartaginesi valicarono lo Stretto con mille cinquecento uomini, e posero a Reggio l’assedio (Olimp. 126, 3. av. Cr. 274.); ma dovettero presto levarlo per la resistenza energica loro fatta da’ Campani, a cui soccorso vennero frettolosi i Mamertini dalla vicina Messena. Allora i Cartaginesi, vedendo mal succeduta l’impresa, misero il fuoco a quanto non potettero trar seco, ed all’arsenale della città; e poi si rimbarcarono. Questo tentativo convinse i Romani della dubbia fede cartaginese, ed i malumori scambievoli maggiormente s’ingrossarono.

VIII. Ma già la burrasca rumoreggiava tremenda sopra i Campani, e la vendetta romana correva lor sopra inesorabile. Il console Genucio Clepsina ebbe commissione di ridurre con la forza que’ ribelli, della romana autorità usurpatori, ed investì e strinse Reggio di assedio e di assalto. A difesa della qual città si era raccolto grosso numero di rifuggiti sicilioti ed italioti, i quali per più tempo rintuzzarono con soprumano coraggio, e con ostinatezza incredibile il cozzo delle armi romane. Corsero oltracciò in ausilio della travagliata Reggio gli alleati Mamertini, e con tanta persistenza sdruci-