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   54 libro primo

legione, che si componeva di Campani; e n'era prefetto Decio Giubellio. Intanto la guerra si faceva grossa; (Olimp. 125, 1. av. Cr. 280), sul Siri tra Pandosia ed Eraclea Pirro conseguiva strepitosa vittoria sopra i Romani, condotti alla battaglia dal console Levino; e restavano morti sul campo quindici mila de’ Romani, tredicimila degli avversarii.

III. Grande e straordinario fu il successo della battaglia del Siri. Locri, Crotone ed altre città italiote, si misero nella protezione di Pirro, e furono da lui presidiate. In Reggio Decio Giubellio, in grazia di Pirro, concitò a tumulto la sua legione; presa opportunità da una festa solenne che i Reggini celebravano con pubblici banchetti. E Giubellio, ribellandosi a Roma, s’insignorì della città; ma i Campani, dopo che la sedizione ebbe sortito il suo effetto, non vollero più oltre dipendere da Giubellio, e colta cagione del non aver lui diviso con equità il bottino che nella città si era fatto, il costrinsero di fuggirsi a Messena. Dalla qual città i Mamertini, che si erano costituiti a repubblica, spinsero con ogni studio i Campani a fare altrettanto in Reggio, offerendo loro ed ajuti ed alleanza. Ed i Campani, animati dalle speciose esortazioni di quel popolo vicino, cacciarono primamente da Reggio quanti cittadini inclinassero o ai Romani o a Pirro, e delle coloro sostanze s’impossessarono, e si dichiararono indipendenti. E fu primo loro atto di collegarsi co’ Mamertini, e star forti contro qualunque nemico, in mezzo alle guerresche vicissitudini de’ Romani co’ Tarentini e col re di Epiro.

Raccettatosi in Messena il tribuno Decio Giubellio, menava oscuramente i suoi giorni, quando stando infermo degli occhi, volle a sè un medico di gran nome, e n’ebbe uno che era reggino, nè egli il sapeva. Questo medico, per vendicar la sua patria, gli applicò sugli occhi un collirio di tal malefica e potente virtù, che lo abbacinò pienamente.

IV. Intanto che queste cose succedevansi in Italia, le sommosse intestine crescevano in Sicilia a dismisura. In Siracusa Iceta era stato espulso da Tinione, che ne assunse il governo; e delle altre città le più erano scompigliate in partiti che fieramente si dilaniavano. I Cartaginesi tenevano assediata Siracusa, ed i suoi cittadini, cui le civili contese avevano logorato ogni virilità, si decisero di chiamar Pirro in Sicilia contro i molesti affricani, profferendogli il governo della loro città. Pirro, il quale, comunque vittorioso, aveva toccato gravissima perdita di gente nella battaglia combattuta con Levino, si lusingava che i Romani dopo quella rotta non si sarebbero così presto arrischiati a nuovi fatti d’armi: e per questo non