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52 | libro primo |
CAPO SETTIMO
(Dall’Olimp. CXXIII alla CXXVII, 2.)
I. Sinora le guerre erano durate tra gl’Italioti ed i Sicilioti da una parte, ed i tiranni di Siracusa, i Lucani ed i Brettii dall’altra. Da qui innanzi vedremo i Romani combattere nella prima giunta contro i Lucani ed i Brettii; poi ingerirsi attivamente nelle cose della Magna Grecia; in ultimo dominar tutto. La Repubblica Romana, dalle sponde del Tevere dilatandosi di mano in mano su’ popoli finitimi, fortunata sempre, e sempre conquistatrice, ad ogni pretesto di guerra aggregava una nuova regione al suo territorio, e cancellava l’esistenza di un popolo. Nè senza motivo le repubbliche Italiote ne concepivano un inestimabile sgomento. Imperciocchè quando i Turini, essendo in guerra co’ Lucani e co’ Brettii, invocarono il soccorso de’ Romani, con quanta premura abbiano costoro accolto l’invito, è cosa da non dirsi. Di tal evento al contrario ne venne immenso rammarico agl’Itali, e in maggior grado a’ Tarentini, da cui i Turini erano a diritto rampognati di aver preferito all’ajuto degli Italioti quello di Barbari, a’ quali faceva mille anni d’introdursi nelle domestiche faccende della Magna Grecia. Certa cosa è che i Turini furono sovvenuti lestamente da’ Romani, ed i Lucani, i Brettii, ed i Sanniti rimasero sconfitti. Da ciò fu prodotto ne’ Tarentini e negli altri Italioti un segreto dispetto contro i Romani, che a scoppiare non aspettava che tempo; ed il tempo venne.
II. Era, dicesi, antico patto tra i Tarentini ed i Romani, che que-