Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/59

   34 libro primo

ridusse in sua potestà Ipponio, ne trasferì gli abitanti in Siracusa, e mandata in terra la città ne cedette ancora il suolo a’ Locresi, i quali gongolavano di gioja a tanta squisita generosità. Nè tralasciava il tiranno di dimostrare a costoro in ogni maniera la sua gratitudine, come a buoni parenti; mentre contro i Reggini lo inviperivano atroci pensieri di vendetta. E ben si comprese da’ più avveduti che se nel passato anno si era in apparenza riconciliato, a ciò fu condotto dall’accorto disegno di toglier loro ogni forza navale, e di prendere il tempo a batter Caulonia ed Ipponio. Ben si avvisava d’altra parte che, privati i Reggini delle navi che loro avanzavano tuttavia, egli potrebbe più facilmente oppugnarli. E messosi agli alloggiamenti sul territorio reggino, andava cercando qualche decente pretesto per rinnovar la guerra contro Reggio. E cominciò da domandare a’ Reggini che, dovendo egli con sollecitudine apprestarsi ad un’impresa in Italia, volessero fornirlo delle necessarie vittuaglie, le quali poi avrebbe loro restituite, come tosto gli fossero pervenute da Siracusa. Della qual dimanda doppio era lo scopo nella mente di Dionisio; o i Reggini vi si prestavano, ed in tal caso quando si riducessero senza provvigioni, e’ li avrebbe stretti di assedio; o non vi si prestavano, ed ecco bell’e trovato l’appicco di romperla con loro. Ed i Reggini da principio somministrarono per più giorni a Dionisio quella maggior quantità di viveri che potettero; ma quando videro che il furbo, or con una or con un’altra scusa, nè levava il campo dalle vicinanze della città, nè faceva che da Siracusa venissero mai le provvigioni somministrategli, capita la malvagia intenzione di lui, soprastettero da mandargliene altre. Dionisio, com’era naturale, pigliò a sinistro il mutato consiglio dei Reggini, e si affrettò a restituir loro gli ostaggi. Si pose ad un tempo all’assedio della città, tribolandola senza intervallo con varie macchine di sterminata grandezza, e con tutto il suo sforzo. I Reggini, persuasi che dal solo loro coraggio potevano aver salute, si crearono capitano supremo Pitone, e date le armi a quanti cittadini vi erano abili, resero la città inespugnabile da tutti i lati, e valida ad una lunghissima difesa. Poi facendo continue e gagliarde sortite procuravano di metter fuoco alle nemiche macchine, e scaramucciando egregiamente avanti alle mura della città, operavano fatti valorosi; e mentre molti di loro cadevano, non picciolo era il numero de’ nemici che vi restavano uccisi. E lo stesso Dionisio, percosso nel calor della zuffa da una lanciata presso l’anguinaglia, poco stette che non vi lasciasse la vita, e non se ne guarì che a grandissimo stento. Erano risoluti i Reggini di difendere la loro libertà