Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/56


capo quarto 31   

per inseguire i Lucani che davano vista di arretrarsi, furono presi in mezzo e tagliati a pezzi. E quelli ch’ebbero agio a fuggire si raccolsero sopra un poggiuolo prossimo al mare. Donde vedendo veleggiare ivi presso alcune triremi, e stimando fossero i Reggini, cui aspettavano in loro ajuto, si gittarono in mare a fiaccacollo, affannandosi di nuotare a quella volta. Ma esse erano siracusane, con le quali Lèptine per commissione di Dionisio conduceva ajuti a’ Lucani. Ora costui, commiserando la sorte di quegli sfortunati, li ripose in terra, e con tanta umanità intercedette a lor favore, che i Lucani, messa giù ogni ostilità, si accordarono co’ Turii.

I Lucani ed i Brettii, di antichissima origine italica, a cui andarono sempre rifuggendosi quegli Itali che il distendersi delle colonie greche cacciava dalle marine, volentieri si erano associati con Dionisio contro gl’Italioti, ch’erano considerati come gente straniera venuta ad occupar la terra italiana. E gl’Italioti al contrario, d’indole più mite ed ammodata, loro infusa dall’origine greca, male si affacevano all’impetuosa energia di quegl’Itali, e li chiamavano barbari. Dionisio, che in fatto di astuzia valeva tant’oro, seppe e potè tener viva in que’ popoli questa naturale avversione, e valersi dell’uno a combatter l’altro. Ma finalmente i Lucani facendo senno si avvidero che osteggiando gl’Italioti non facevano che servire il tiranno. Ond’è che con gran sorpresa di lui, questi due popoli si rappaciarono, quando e’ meno sel pensava. Non è quindi a stupirsi se la generosa azione di Leptine abbia fatto fastidio a Dionisio, il quale voleva, che la guerra tra quelle genti non avesse mai fine, per aver agevolezza alle meditate conquiste. E Leptine fu rivocato dal comando dell’armata, e posto in suo luogo Teàride.

VIII. Deliberatosi alfine Dionisio nell’anno appresso di non ritardar più oltre l’impresa d’Italia, mosse da Siracusa con una forza di meglio, che ventimila fanti, tremila cavalli, quaranta triremi, e con provvisioni in buon dato. Dopo cinque giorni di cammino giunto a Messena, ivi fece far posa alle truppe, e commise a Tearide, che colle navi si dirigesse per Lipari, dove stavano ancorate dieci navi de’ Reggini. Le quali prima, che avessero tempo di mettersi sulle difese, investite dal nemico ch’era quattro tanti, divennero sua facil preda con quanto v’era sopra di ciurma e di munizione. Fatto questo ritornò in Messena a Dionisio; (Olimp. 97, 3. av. Cr. 390.), il quale, consegnati i prigionieri nella rocca di quella città, tragittò lo Stretto con tutto l’esercito, ed andato per la diritta a Caulonia cominciò a batterla con ogni argomento di guerra. Come fu nota agl’Italioti la passata di Dionisio si avacciarono a respingerlo giusta