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   22 libro primo

negava la spedizione, chi l’affemiava. Ermocrate la teneva indubitata, ed inanimiva i suoi concittadini ad apprestarsi con virile perseveranza per respingere un nemico che facendo le viste di soccorrere Egesta, mirava a manomettere la comune indipendenza, e ad aggravare il suo dominio su quelle bellissime ed invidiate contrade. Onde li esortava ad armarsi il più sollecitamente che potessero, ed a stringersi in formidabile alleanza co’ bellicosi Siculi, e cogl’Italioti. Ai quali premeva egualmente che la insolente cupidità degli Ateniesi fosse al tutto repressa, ed affogata nel loro sangue.

VII. Quando pervenne a Siracusa la certa notizia che la flotta ateniese era già nelle acque di Reggio, tutto con alacrità fu approntato ed ordinato a validissima e lunga resistenza. In Reggio i capitani ateniesi speculavano con accuratezza il tempo e luogo più accomodato ad attuare lo sbarco in Sicilia. Ed Alcibiade, passato sopra una nave a Messena, brigò, ma invano, di guadagnarsi l’alleanza di tal città; onde tornossene a Reggio. Ivi a pochi giorni gran parte dell’ateniese armata sciolse da Reggio, e direttasi per l’isola, prese terra in Nasso, e sbarcovvi le milizie senza punto di ostacolo. Da Nasso gli Ateniesi difilarono per Catana, dove entrarono favoriti dalle simpatie popolari. Di là pigliarono cammino per Siracusa, cercando di eccitarvi parti e tumulti, ma non vi ebbero favore. In tremende lotte si travagliarono allora i Siracusani e gli Ateniesi, di che non è mio uffizio narrare le vicende e gli effetti. Dico solamente che gli Ateniesi assai tardi si accorsero che non avevano più a combattere con un popolo diviso e discorde. Ed i Siracusani guerreggiarono con mirabile valore e fermezza, e malgrado i novelli ajuti che con settantatrè legni da Atene recavano Demostene ed Eurimedonte, gli Ateniesi furono prima respinti e squarciati nella gran battaglia navale commessa a vista di Siracusa, e poi senza pietà trucidati presso il fiume Assinare, mentre cercavano qualche via di salvarsi. Di sì compiuto successo i Siracusani resero merito al loro valoroso concittadino Ermocrate, ed allo spartano Gilippo. Settemila Ateniesi restarono prigionieri, e tra essi gl’illustri Nicia e Demostene; a cui, cosa indegna di civil popolo, fu tolta la vita. (Olimp. 91, 4. av. Cr. 413.)

Così misero termine ebbe la seconda spedizione ateniese in Sicilia!

VIII. Ma non avevan termine per questo i travagli dell’isola; poichè i Cartaginesi, a cui faceva gola questa contrada, non avevano punto cessato di darle fastidio da’ tempi di Gelone in qua. Mentre le repubbliche degl’Italioti, che tranne qualche dissidio interno gioivano di una profonda tranquillità, erano in ogni maniera di ci-