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capo terzo 21   

loro inevitabilmente; e non restavano punto di prepararsi alle riscosse, con una seconda spedizione, che sortisse l’effetto, a cui era mancata la prima. Al, che porse cagione una sanguinosa zuffa levatasi tra gli Egestani ed i Selinuntini, nella quale i Siracusani presero favore pe’ secondi. Gli Ateniesi, tratti dall’ardita eloquenza di Alcibiade contro le ragionate opposizioni di Nicia, presero di ajutar Egesta; ed a tale intento spedirono in Sicilia un’armata di cento triremi con trenta altre avute dai loro alleati. Soprantendevano alla spedizione Alcibiade, Nicia, e Làmaco.

Partì l’ateniese navilio, (Olimp. 91, 1. av. Cr. 416.) e costeggiando la Japigia, si adoperava a guadagnarsi quel popolo bellicoso, ma non ne ottenne che alquanta gente a stipendio. Di là rasentando i lidi della Magna Grecia, non fu ricevuto da’ Tarentini, ma ebbe solamente due triremi, e trecento lanciatori da’ Metapontini; e settecento soldati di greve armatura, e trecento arcieri da’ Turii. E ciò perchè in Metaponto ed in Turio era avvenuta una recente rivolta popolare, in cui una parte, proclive agli Ateniesi, voleva svolgere i cittadini da’ patti di Gela; e per deferenza a tal parte furono dati a coloro i mentovati sussidii. Una porzione dell’esercito ateniese, sbarcando nel territorio di Turio, avviavasi per terra in quel di Crotone, ma questa città protestò, che sarebbe stato contro la volontà pubblica il passaggio di quell’esercito sul suo territorio. Allora gli Ateniesi rimbarcati, piegarono verso la marina di Locri, che loro non permise l’approdarvi, e proseguirono per mare sino a Reggio. Ivi fecero ressa a’ cittadini, antichi alleati, che loro si ricongiungessero in quel secondo cimento. (Olimp. 91, 2. av. Cr. 415.) Ma i Reggini, leali al trattato di Gela, risposero, che nulla far volevano senza prima intendersi cogli altri popoli italioti, co’ quali erano collegati. Solo permisero all’armata ateniese, che potesse prender terra fuori della città presso al tempio di Diana, ov’era il pubblico foro, con licenza di accomodarsi di tutto il bisognevole. Da Reggio gli Ateniesi mandarono loro confidenti in Sicilia colla commissione di procacciarsi alleanze contro i Siracusani, ma delle città siciliote parte si ricusarono recisamente, parte dando ambigue risposte volevano temporeggiare, per vedere intanto a che sarebbe riuscito tanto apparato di guerra. Certo è che agli Ateniesi fu questa volta assai malagevole il tentativo, perchè quasi nessuna di quelle città, che avevano giurato il trattato di Gela, si lasciò prendere alle artifiziose proposte.

Mentre che ciò avveniva, i Sicilioti al rumore della nuova impresa ateniese, avevano convocato in Siracusa un Consiglio, ove chi