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capo secondo 217   

de’ vassalli del Conte, che le travagliavano e depredavano a vicenda. Cresciuto poi il bisogno di nuova moneta per far fronte alla lotta contro Lodovico III d’Angiò, la regina pignorò a favor de Reggini la Motta San Quirillo nel 1422.

Era allora Vicerè del Ducato di Calabria, in nome di Alfonso, Giovanni de Hijar, e luogotenente dell’Hijar Vitale da Valguarnera. Coll’autorità della regina i sindaci di Reggio Antonio de Malgeri e Marco de Salerno contrattarono col Valguarnera la pignorazione della Motta San Quirillo con pubblico strumento rogato in Reggio (1422) dal notajo Giovannuzio Bosurgi coll’assistenza di Silvestro Geria Giudice ad contractus. Dichiarò in essa scrittura il luogotenente che avendo necessità di pecunia per l’espedizione di ardui ed urgenti negozii del regio governo, e specialmente per il pagamento degli stipendii della schiera degli Armigeri, che militavano allora nella provincia di Calabria contro i ribelli partigiani di casa angioina, aveva tutte le necessarie facoltà di ricevere da’ Reggini, a titolo di prestito, una sovvenzione di ducati novecento di oro, alla ragione di dieci gigliati a ducato. E per sicurtà dell’università di Reggio diede in pegno e consegnò a’ detti sindaci la terra e castello di Motta San Quirillo. La qual pignorazione faceva entrar la nostra università in tutte le ragioni della regia Corte, e prenderle possesso di tutte le munizioni, col diritto di riscuoter le collette, d’imporre a sua posta nuove gabelle o altre gravezze, e di aver cognizione e giurisdizione su tutte le cause civili e criminali; tranne la potestà del ferro. (jus gladii) e l’imposizione di pena afflittiva della persona, di che solo dovesse serbarsi il diritto al Capitanio della città. Era inoltre data potestà a’ Reggini di eleggere il capitanio e castellano di essa Motta, e tutti gli altri uffiziali. E fu convenuto che de’ novecento ducati dovessero esser pagati al Valguarnera ducati trecento fra otto giorni dal dì della consegna che se ne faceva all’università; e degli altri ducati seicento fossero pagati centocinquanta al castellano della detta Motta, ed i rimanenti quattrocento cinquanta allo stesso Luogotenente dentro il mese di agosto. Egli nondimeno riserbava il diritto al governo di poter riscattare la terra e castello pignorato per il medesimo prezzo, con questo però che prima di tutto dovessero restituirsi all’università i ducati novecento, e pagarlesi i gaggi di tutto il tempo che durava la pignorazione alla ragione di ducati ventiquattro per mese. Si stabiliva eziandio che la Motta San Quirillo non potesse mai sottrarsi al dominio di Reggio; e quando piacesse alla regia Maestà di ricomperarla, avesse sempre a rimanere in demanio, e sotto la capitania della detta città.