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capo primo 207   

ria, sotto la cura ed il baliato di Ariate d’Alagona. Ma costei, rapita in Catania da Raimondo Moncada (1390) per ordine di Manfredi Chiaromonte, fa condotta in Catalogna, ove le si diede a marito Martino figliuolo di Martino il vecchio Duca di Alba e re d’Aragona: il quale nel seguente anno venne in Sicilia col figliuolo e colla nuora. Tutti i Siciliani riconobbero il nuovo re; tranne Andrea Chiaromonte, che aveva occupato Palermo, ed altre città. Ma costui preso a tradimento ivi a pochi giorni ebbe tagliata la gola per ordine di re Martino. Artale d’Alagona, imbarcatosi sopra una nave genovese, uscì di Sicilia, e fuggì alla corte di Ladislao in Gaeta. I Palizzi ed i Chiaromonte furono da Martino perseguitati e distrutti del tutto.

Avvenne a questi tempi (1391) che cinque fuste di Mori, a cui eransi uniti molti rinnegati cristiani, infestassero il litorale di Sicilia e di Calabria, mettendo in preda le terre attorno di Reggio, e facendo prigioni un quattrocento terrazzani, senza osar nondimeno di molestar la città. Queste fuste però, avvenutesi in tre navi genovesi, tra le quali era quella che menava a Gaeta l’Alagona, furono vigorosamente inseguite e prese per virtù di Artale medesimo, e gran parte de’ Mori, e tutti i rinnegati vi restarono uccisi.

Nel 1391 sopraintendeva alle saline di Calabria Paolo Gattula da Gaeta, quando l’università di Reggio esponeva a Ladislao che parecchi Reggini possedevano da antico tempo sino a quell’anno alcune saline, ossiano gorne di sale presso un pantano sito nel tenimento di San Nuceto, per il quale pagavano alla regia Corte una annua prestazione. Intanto i regii uffiziali non solo si usurpavano il diritto della Corte, ma altresì quello di essi cittadini. Ladislao, dando corso al richiamo, ordinò che per via di periti fosse determinato il diritto reciproco e nulla si detraesse di quel che a’ Reggini apparteneva. Confermò poscia loro il privilegio accordato da Giovanna I, circa l’introduzione franca del frumento da tutta la provincia in Reggio, sia per mare o per terra. E con sua lettera Patente del 1394 stabilì che il pagamento delle collette, e delle altre funzioni fiscali dovesse farsi in tre quote: la prima il giorno di Natale, la seconda in quello di Pasqua, e la terza a tutto agosto; e che nessun cittadino potesse esser costretto a pagar prima della scadenza indicata.

Tanto poi la fortuna andò mostrandosi favorevole a Ladislao, che i grandi baroni Raimondo del Balzo, e Tommaso Sanseverino, i quali sino a quel tempo eransi dimostrati i più caldi partigiani della casa d’Angiò passarono alla parte di Ladislao, e Napoli gli aprì le