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   204 libro quinto

contro l’Angioino, e per renderle merito delle sovvenzioni da lei date con lealtà e prontezza alle regie necessità, fece buone all’università reggina once trenta, che questa doveva per contingente della somma delle collette dovute per settembre ed ottobre di quell’anno.

II. Sin dal 1382 era già morto Lodovico re d’Ungheria; e la nobiltà ungherese aveva consentito che Maria, la maggior figliuola di lui, potesse trasferir la corona a Sigismondo, marchese di Brandeburgo (secondogenito dell’imperator Carlo IV) a cui era costei fidanzata. Fu quindi ella incoronata col titolo di re, ma siccome era ancor di tenera età, prese il governo sua madre Elisabetta, con intenzione di tenerlo sinchè la figliuola non avesse contratte le nozze col detto Sigismondo. Ma i nobili, mal sofferenti del comando donnesco, deliberarono di chiamare a quel trono Carlo III di Durazzo; il quale per essere stato figliuolo adottivo di Lodovico, ed allevato in quella corte, era assai conosciuto e prezzato dagli Ungheri.

Carlo III, malgrado le istanze della moglie Margherita, la quale desiderava ch’ei si contentasse del Reame di Napoli e non se ne dipartisse, come subito ebbe l’offerta della corona d’Ungheria dal Vescovo di Zagabria, s’imbarcò in novembre del 1385 alla volta dell’Ungheria, lasciando reggente dello Stato di Napoli la regina Margherita. Ma Elisabetta non dormiva, e si preparava ad una cupa e terribil vendetta. Infingendosi e facendosi tutta cortesia, ella accoglieva Carlo di buon grado, e rimetteva in lui tutta spontanea la corona della figliuola, senza dar ombra di sentirne rammarico. Poi in un bel giorno di febbrajo del seguente anno, apparecchiata una solenne festa nel suo appartamento, mandava preghiera al nuovo re di recarvisi per farla lieta di sua real presenza. Carlo vi andò incauto senza alcun sospetto; ma quando vi fu entro, un mazziere della regina, cacciandoglisi addosso a tradimento, gli diede una violenta mazzata in sul capo, e spaccandogli il cranio, il fece cadere stramazzoni e privo di sensi sul pavimento. Pure il re non morì di quel colpo, ma rinchiuso in Visgrado fu fatto finir di veleno nel giugno del medesimo anno.

Dopo tal morte caddero in preda alla più orribile anarchia i due reami di Ungheria e di Napoli. La regina Margherita, appena saputa in Napoli la morte del marito, dove era rimasta co’ suoi figliuoli Ladislao e Giovanna, fece proclamare in re Ladislao. Ma siccome questi non aveva che la tenera età di dieci anni, lo Stato continuò ad esser governato da lei.

III. La reggenza di Margherita però, offendendo in varii modi le garenzie del popolo napolitano, aveva eccitato malumori e solleva-