Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/223

   198 libro quarto

tagatini, che non potevano vedersi dipendere dalla giurisdizione di Reggio, e che si mordevano di non valere a distaccarsene, mai non allentavano di nojare i Reggini più che si potesse. Questi cittadini avevano nel territorio di Santagata da tempo immemorabile il diritto di usar delle acque correnti per l’irrigazione dei loro giardini, di pascolarvi gli animali, e di farvi le legna. I Santagatini al contrario cercavano contrastarlo, e per vie di fatto si sforzavano di disdirne l’esercizio a’ detti cittadini, con grave detrimento degl’interessi dei medesimi. E se li lasciavano fare, bisognava che chiudessero la gola a’ Santagatini con grassi ingoffi, che si erano quasi convertiti in prestazioni obbligatorie. Di questo si dolsero i Reggini a Giovanna; ed ella impose al Capitanio di Reggio che mantenesse i cittadini nell’integrità de’ lor diritti, nè tollerasse che i Santagatini facessero pagarsi a prezzo quel ch’era debito loro antichissimo.

La Regina oltre a questo, dando orecchie all’istanza del Sindaco di Reggio Bartolomeo Granorzi, giurisperito messinese (1363), condonò a’ Reggini le prevaricazioni, a cui si erano abbandonati ne’ tempi delle passate guerre. Ed a ristoro de’ danni da queste derivati rimise all’Università i pagamenti fiscali, di cui era in mora.

Questa stessa Università fra le altre sue membra teneva e possedeva ab antico nella contrada di Scaccioti una terra detta di Sant’Antonio da una chiesetta intitolata a questo Santo, e la cui fondazione vogliono che rimonti a Ruggiero Conte di Sicilia. Su questa terra, che si stendeva sino al vallone di Scaccioti pretendeva diritti Ruggiero Sanseverino Conte di Mileto e di Terranova, sostenendo che dessa, non che la chiesa di Sant’Antonio, fossero un’antica appartenenza del territorio di Mileto, sul quale Ruggiero Conte di Sicilia aveva dominio. I Reggini non cedevano a queste allegazioni, e si mantenevano fermi nel loro possesso. E per rincalzarlo viapiù, il Capitanio di Reggio ed il Magistrato municipale si recavano ogni anno in quella terra, quand’era la festa di Sant’Antonio, col vessillo regio e della città; e lo inalberavano sul comignolo della chiesa in prova della tenuta e possessione attuale e continua, che n’aveva la reggina Università. Nondimeno questo possesso era oppugnato energicamente dal detto Conte di Mileto, il quale aizzò più volte la sua gente a’ danni de’ Reggini. Dalle ingiurie parziali si trasmodò a micidiali collisioni; ed una volta i Reggini, serratisi in gran moltitudine sotto gli ordini del loro Capitanio, gittaronsi al guasto ed alla preda sul territorio del Conte; e vennero alle mani ed al sangue coi suoi vassalli. Nè il Sanseverino si dava per vinto, ma armava tutti i suoi, e spingevali alla rappresaglia su quel di Reggio, ove pa-