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   184 libro quarto


Ma lo stato pacifico non durò, che poco tempo; e quando le genti de’ due Reami tornavano a gustare i preziosi frutti della pace, e della pubblica e privata prosperità, un nuovo incendio di guerra si suscitava a comun danno. Carlo II moriva nel mille trecento nove, e dopo varie opposizioni vinte da papa Clemente V, gli succedeva il figliuolo Roberto Duca di Calabria. Al quale Federigo, per private ingiurie, moveva guerra; ed in prima vista si gittava alla ricuperazione di Reggio. Ma i cittadini, così miseramente saettati dalle diuturne guerre tra l’Angioino e l’Aragonese, si mostrarono duri al tentativo di Federigo, e serbarono fede a Roberto. Di che volendo costui mostrar loro la regia gratitudine, li ricambiava coll’esentarli per cinque anni del pagamento de’ diritti del legname, e della marinarìa. Ma appresso, confortato Federico da Arrigo VII Imperator di Germania, (che gli si alleava, e calava personalmente in Italia, per accrescergli forza colle sue armi) usciva nuovamente con un’armata dal porto di Messina, e ritornando all’impresa di Reggio, vi poneva l’assedio. E come nei Reggini non era ancora estinto l’amore che portavano a Federigo, così tornò a lui facile guadagnarsi un grosso partito, che contribuì grandemente alla dedizione della città, ed alla espulsione de’ Francesi. I quali ciononostante si chiusero, e fortificarono nel castello, ove resistettero lunga pezza alla tempesta degli arieti, e delle saette nemiche. Ma quando (1313) il videro conquassato per modo che poco andava ad esser preso di assalto, i Francesi calarono agli accordi, e lo resero.

Da Reggio Federigo mosse per le terre prossimane, ed ebbe prima San Niceto, Calanna, Molta de’ Mori, e poi Scilla e Bagnara. A Calanna fu dato il sacco, perchè tenuta in ostinata difesa da Damiano de Palizio, aveva dato molto che fare agli Aragonesi. Ma in questo giunse notizia al Re che Arrigo VII già sceso in Italia, ed avviantesi a gran giornate per il Regno, moriva in Buonconvento di morte repentina e violenta. Per la qualcosa Federigo soprassedè dalla guerra; e fattosi d’altra opinione, ritornò spedito in Sicilia. Roberto all’incontro, preso animo, e Iena dalla morte di Arrigo, converse ogni sua forza contro Sicilia, e serrò di duro assedio Messina. Ma dopo si posarono le armi, e tra i due re si conchiuse una tregua di quattordici mesi; trattandola per Roberto il Conte di Squillace Tommaso di Marzano, e Riccardo da Passaneto per Federigo (1315). Durante la tregua però non si fecero che nuovi apprestamenti di guerra; e Roberto messa in punto una flotta considerevole, ne diede il comando al conte Tommaso di Marzano, uomo di gran consiglio e coraggio.