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   182 libro quarto

Palizzi ottenne l’uscirvi. Ma si licenziò pure dal servizio del Re, ed indi a poco persuase la regina Costanza, e la principessa Violante che con lui si partissero, e navigò a Roma per la diritta. Gli fece pur compagnia Giovanni da Procida; e pervenuti in Roma, ov’era Giacomo e Carlo, si conchiuse alla presenza del papa, non restare altro spediente, che prepararsi senza dimora all’impresa di Sicilia. Ruggiero Lauria divenne Ammiraglio di Carlo II d’Angiò.

IX. Grandi forze navali con numerose truppe partivano da Napoli a far guerra alla Sicilia; la quale tutta concorde ed unita sotto il suo re Federigo, era pronta, e risoluta di bravar la tempesta, che già le crosciava vicina. Messina fu posta segno al primo urto nemico. Avevano la condotta della spedizione Ruggiero Lauria, ed il Duca di Calabria Roberto, primogenito di Carlo II. Federico fece ogni sua possa perchè Messina tenesse la puntaglia contro i nemici. Chiamò da Reggio Blasco d’Alagona, e deputò in suo luogo al comando di Calabria Ugo d’Empurio. Messina fu impetuosamente investita e stretta dalle combinate forze del Lauria e di Roberto. Ma il fermo coraggio de’ Messinesi, i soccorsi continui, che Federigo loro inviava, la copia dei viveri di ogni fatta, che Blasco d’Alagona, andandovi con cinquecento uomini, riusciva d’immettere nella città, la quale già pativane difetto, sostennero saldamente i colpi vigorosi dell’assalto nemico. E gli Angioini, accorgendosi alfine, che ogni loro prova tornava a niente, si levarono dall’assedio di Messina, e fecer furia contro Reggio. Ma questa città era stata preparata a gagliarda difesa da Ugo d’Empurio, che allora governava in Calabria le possessioni di Federigo; e quindi l’attacco fu respinto con somma energia. Allora il Lauria ed il Duca di Calabria declinarono alla rada della Catona, dove fermatisi coll’armata, stavano pronti a quel che aveva a farsi. Intanto Blasco d’Alagona restaurava le fortificazioni di Messina; e la riforniva a sufficienza di munizioni e di vettovaglie.

Mentre Federigo stava in Messina concesse a’ Reggini il privilegio di potere estrarre dalla città per il Regno, o da questo immettere in essa, per mare e per terra, qualunque cosa volesser comprare o vendere, senza esser tenuti al pagamento di alcun diritto della regia Dogana. Ed inoltre accordò che i cittadini, convenuti innanzi alla Corte del Bajulo, o de’ Giudici della città non dovesser pagare alcuno de’ diritti dovuti per ordinario a tal Corte.