Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/205

   180 libro quarto

dell’Angioino in Calabria; ed al primo espugnò Seminara, e non poche altre terre e castella, tra cui Sinopoli e Motta Bovalina. Moriva intanto senza figliuoli Alfonso Re d’Aragona; e Giacomo, giusta il paterno testamento, passava in quel Reame a prendervi possesso: e lasciava il fratello Federigo a suo Vicario di Sicilia. Ma poi papa Bonifazio VIII tanto si affaticò che le cose tra Giacomo e Carlo II furono composte alla buona (1289). E si convenne che dovesse cedersi la Sicilia a Carlo, e questi per contrario rinunziasse a qualunque diritto sul regno di Aragona.

I Siciliani nondimeno, a’ quali il nome e dominio Angioino era venuto in un odio invincibile, fecero il diavolo e peggio, nè vollero per cosa del mondo assoggettarsi al trattato. E più tarti (1296) diedero la corona di Sicilia a Federigo fratello di Giacomo, protestando che sosterrebbero qualsivoglia jattura ed esizio della patria loro e di se medesimi, prima di lasciarsi tirare sotto il dominio de’ Francesi.

VII. In questo mentre Carlo II andava diritto ad Anagni, dove soggiornava il papa, a supplicarlo che spedisse un Legato apostolico cogli oratori di re Giacomo a’ Siciliani, per indurli alla sua ubbidienza. Ma giunta questa imbasciata in Messina fu fatto capire con tanto di gola, i Siciliani non aver altro re che Federigo, nè altro volerne: vana esser quindi qualunque pratica del Legato apostolico, vane le pratiche di chi veniva con lui. Questa risposta riferita a Carlo II, gli fece salir la bile; e tosto si rivolse a Giacomo istigandolo a metter opera e forza, perchè a tutto partito gli fosse data la pattuita signoria della Sicilia. Nè Giacomo potè negarsi a tal richiesta; e primamente avviò Pietro Comaglia al fratello per recarlo all’accettazione de’ patti, e ad ubbidire al Papa. Ma tutto era niente; chè Federigo teneva pur detto ch’egli era Re dell’Isola per volontaria elezione de’ Siciliani; e perciò nè poteva, nè voleva menomare, come che fosse, l’indipendenza della sua sovranità.

Ed avvalorato com’era dal generoso slancio de’ Siciliani a suo prò, non lasciò impaurirsi dalle minacce di guerra; anzi vi si gittò con calore prima che i suoi avversarii venissero a tentar l’impresa di Sicilia. Da Palermo passò speditamente a Messina, e fatti gagliardi apparecchi, si recò di qua dallo stretto, e si fortificò in Reggio, che seguendo il proposito de’ Siciliani, gli si era mantenuta fedele. Per più aggraduirsi i Reggini, Federigo in questa occasione confermò loro le immunità già ottenute da Giacomo. Blasco d’Alagona ch’era passato in Calabria prima del Re, avea già stretto di assedio Squillace; e Federigo correndovi in ajuto da Reggio, toglieva alla città le vie del mare, e l’assetava, deviando il corso de’ due fiumi che le