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capo terzo 177   

e diecimila cavalli, quella e questo avviò a Reggio con meravigliosa rapidità. Ed e’ medesimo, venendovi di persona, mise a questa città un durissimo assedio per terra e per mare. Nè avvi forse esempio che altra città per l’innanzi sia stata mai investita e tempestata da tante forze, e con tanto accanimento come allora fu Reggio. Ma Pietro l’aveva già attorniata di nuove e validissime mura, e fornitala di tutto quel che richiedeva lo stato della guerra. I Reggini d’altra parte, che s’indovinavano qual dura sorte sarebbe loro toccata se ricadessero sotto la vendetta di re Carlo, facevano petto a costui con rara fermezza; e con quanta strenuità difendessero i loro baluardi, non mi è facile il dirlo. Nè ingenti spese, nè diuturne fatiche e privazioni, nè ostinato assalto valsero a smuovere la combattuta città. Era allora Governatore e Capitanio di Reggio Giovanni da Ponsa, e comandava il presidio aragonese. A questo si era congiunta una valorosa schiera di Messinesi; poichè ben si prevedeva di là dallo stretto che la caduta di Reggio metterebbe in presentaneo rischio la stessa Messina. Con quelle di Carlo operavano ai danni di Reggio alcune navi veneziane a lui collegate, delle quali una, che si era troppo avvicinata al lido, fu aggrappata da’ cittadini, e bruciata; e la sua ciurma miseramente sterminata. Ma vedendo Carlo già affaticato e stracco il suo esercito, e disperatosi di poter trarre a fine il partito, tolse l’assedio. E trattosi alla Catona, rioccupò quella terra non facilmente difendibile da assalti nemici; e vi si pose alle stanze colle navi, e colle forze terrestri.

IV. Re Pietro non aveva saputo appena che Carlo erasi messo per lo Stretto con armata così formidabile, quando dall’Aragona diede l’assunto a Raimondo Marchetto, che recasse di tutta fretta un rinforzo di quattordici galee al suo Ammiraglio Ruggiero Lauria; le quali giuntevi presero stazione in Milazzo. E perchè già i rigori della stagione rendevano gravissime le operazioni della guerra, ed il mare si faceva grosso e fortunoso, vide re Carlo non poter più durarla in campagna. Partì quindi coll’esercito dalla Catona, e fece via per la Puglia, ordinando del pari che la sua flotta parte veleggiasse per quel verso, parte dimorasse in quelle acque. Giusto allora il navilio aragonese, governato dal Lauria, salpava dal porto di Messina, e s’imbatteva con quello di Carlo a dodici miglia da Reggio; ma il primo tirò il suo cammino a ponente rasentando la Sicilia, e l’altro si cansava al lato opposto di Calabria senza darsi alcuna briga tra loro.

Ruggiero Lauria nondimeno, aspettato il tramonto del sole, scelse dieci galee delle sue, e con esse si accostò verso mezzanotte a Ni-

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