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introduzione ix  

teletto ed il senno; dopo di che prese via per Ippona, e si purgò del parricidio nel tempio di Proserpina. Da Ippona volse il cammino per Reggio, dove alzò un tempio a Diana Fascelide, o, come altri vuole, ad Apollo, o a tutti e due. Crebbe poi presso a questo tempio un alloro, da cui i teori de’ Reggini toglievano, come cosa divina, dei ramuscelli per offerirli ad Apollo in Delfo, ogni volta che si conducevano ad interrogarne l’oracolo.

Prima delle colonie greche (le quali, checchè se ne pensi e scriva, furon tutte posteriori alla guerra di Troja) avemmo senza dubbio qui ed in Sicilia i Fenicii. Questa nazione, che si contrastava allora l’impero del mare co’ Tirreni, si era messa assai di buon’ora in contatto colle città marittime della Sicilia e dell’Ausonia, e fondato aveva operosi emporii commerciali in Melita, in Càtana, in Zancle, in Reggio, ed in altre città litorane. Quando poi cominciarono a frequentarvi i Greci, ed a postarvi le loro colonie, i Fenicii vedendosi molestati nelle città aperte, si andarono concentrando e fortificando in Motia, in Soloento, ed in Panormo: e strinsero lega cogli Elimi, che abitavano nelle parti superiori della Sicilia.

Possiamo argomentare, non senza fondamento, che Reggio dalla morte di Giocasto alla venuta de’ Calcidesi durasse sempre costituita dagl’indigeni Aurunci a repubblica aristocratica. Perciocchè quantunque sia tradizione che dopo l’eccidio di Troja molti raminghi Trojani fossero venuti a stanziarsi in Reggio; e (se dobbiamo dar credito a Catone) un buon numero di Achei vi fossero capitati e dimorati, ciononostante egli è certo che costoro non furono mai tanti che potessero far sospetta a’ nativi la loro influenza o potenza. Nè alcuno indizio, o storico o tradizionale, c’induce a credere che Reggio abbia avuti altri re dopo Giocasto, anch’egli forse favoloso. Anzi un’antichissima moneta reggina, dove il nome della città è scritto in lettere osche da destra a sinistra, appoggia molto opportunamente la nostra opinione. Essa reca da un late un Giove seduto, una testa di Tauro dall’altro. Gli Aurunci si vantavano progenie di Giove, e non avevano altro sovrano che lui; e questo nume figuravano sulle monete loro; ed a lui avevano eretto famosi tempii. Non meno di Giove era da loro venerato Nettuno, Dio de’ fiumi e del mare, simboleggiato nel Tauro. E questo Giove e questo Tauro noi veggiamo nell’antichissima moneta osca dei Reggini. Lo stato regio o tirannico non mise mai sulle monete appo i Greci che teste di Re o di tiranni.

Non vi è più alcuno che metta in dubbio una civiltà italica anteriore alla greca, oggi che la scoperta di tanti monumenti confer-