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   153 libro terzo

Giovanna, cui Tancredi teneva relegata dalla Corte, dovette essere restituita al fratello. E questi, passato lo stretto, occupò per forza Reggio, ed assegnollo alla vedova regina per sua residenza. Diedele oltrediciò per compagne sua madre Eleonora e Berengaria sua fidanzata, figliuola di Sancio, re di Navarra, le quali volevano seguirlo in Levante. Questo brusco procedere del re d’Inghilterra fece prima impressione a’ Siciliani, poichè i soldati inglesi, pigliando norma dal contegno e dalla violenza del loro principe, inveivano impunemente contro i Messinesi ed i Reggini; stantechè un loro grosso drappello stanziava in Reggio a guardia della piazza, ed a servigio delle reali principesse inglesi.

Tancredi dovette far proposte di pace al temuto avversario, e ne fu mediatore il re di Francia. Ma mentre si era sulle pratiche, fu di botto annunziato che gl’Inglesi ed i Messinesi erano venuti alle mani. Allora Riccardo montò ratto a cavallo, e raggiunse i suoi. Filippo si ridusse quetamente al suo palagio; ma dicesi che sotto mano avesse confortato i cittadini a render buon conto agl’Inglesi. I quali contuttociò avevano già forzate le porte della città, e corsovi dentro impetuosi. E Riccardo, che ad entrarvi fu il primo, diede Messina in bottino a’ suoi diecimila seguaci. Le case furono messe a roba, arse le galee siciliane, imprigionati i cittadini, violate le donne e tratte al campo nemico. Ma quando però il re di Francia scorse il vessillo inglese sventolar sulle torri di Messina, ne mosse alte ed energiche doglianze. Sì che Riccardo, dopo qualche esitazione, ordinò che quello fosse tolto, e per ammorbidire Filippo, affidò la custodia delle fortezze a’ Cavalieri Templarii ed Ospitalieri, loro comuni confederati ed amici.

Tancredi allora non potè altro che piegarsi alla volontà del più forte. Ed a soddisfazione di ogni ragione pagò quarantamila once di oro a Riccardo; e questi in controcambio gli guarentì il possedimento della Puglia e di Capua. Più, fidanzò il suo nipote ed erede Arturo, giovine Duca di Borgogna, all’infante figliuola di Tancredi; e promise sopra la sua fede che se il maritaggio non avesse effetto, riconsegnerebbe al re di Sicilia o suoi eredi una metà del denaro che ne avea ricevuto. Nel marzo del seguente anno (1190), il re di Francia entrò in viaggio per Acri; e Riccardo a fargli onore lo accompagnò alquante miglia: poi volgendo per Reggio, si prese Giovanna, Eleonora e Berengaria, e tornò con loro in Messina. Reggio fu riconsegnato agli uffiziali di Tancredi. Finalmente Riccardo partì di Sicilia per Oriente con un’armata di cinquantatrè galee, e cencinquanta vascelli. Eleonora rifece la via d’Inghilterra, ma Giovanna e