Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/177

   152 libro terzo

gantissime per i Cardinali. E commise inoltre a parecchi Prelati (fra i quali era l’Arcivescovo di Reggio) e ad altri nobili signori che dovessero fargli ossequio coll’accompagnarlo sino a Roma. A’ tempi di questo Alessandro III, de’ tredici vescovadi che dicemmo suffraganei alla Chiesa Reggina, non ne rimanevano che otto. Imperciocchè Cosenza e Rossano erano state già elevate ad Arcivescovadi. Devastate da’ Saracini Tauriana e Monteleone, le sedi vescovili di queste città erano state incorporate a quella di Mileto, che non dipendeva da Reggio. Per la stessa cagione il Vescovado di Amantea era stato riunito a quello di Tropea, come quello di Nicotera all’Arcivescovado di Reggio. Ma poi questo vescovado di Nicotera, dopo due secoli e più, fu nuovamente da papa Bonifazio IX restituito alla sua integrità di suffraganeo. Finalmente il Vescovado di Besignano era stato aggiunto a’ suffraganei dell’Arcivescovo di Salerno, come portava la stessa sua posizione dentro i confini del Principato. Bova, Oppido e Gerace non appariscono suffraganei di Reggio che nello scorcio della dominazione bizantina.

Guglielmo II, pervenuto al vigesimoterzo anno dell’età sua (1177) contrasse matrimonio in Palermo con Giovanna figliuola di Arrigo II Re d’Inghilterra. Non ostante le rivolture che a cagione della funesta ambizione cortigianesca scompaginarono i suoi Stati, egli tenne indole così benigna, che quelli ancora ch’erano stati nemicissimi del padre suo, gli furono fedelissimi ed amorevoli. Ne’ concordati conchiusi fra questo re, e papa Adriano IV fu statuito che al Pontefice spettasse la totale consecrazione de’ Vescovi del Reame. Perciocchè questa consecrazione, per l’avanti, come già osservammo per l’Arcivescovo di Reggio, si esercitava dagli Arcivescovi sopra i loro suffraganei di rito latino e greco.

Il buon Guglielmo II moriva senza figliuoli (1189); ma inconsapevole legava al suo Reame lunga eredità di sventure. Quattro anni prima della sua morte, lo svevo Arrigo, figliuolo di Federigo Barbarossa, si ammogliava in Milano alla principessa Costanza, figlia di re Ruggiero e di Beatrice.