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iv

nisti non tenni conto alcuno; nè m’indugiai a confutarle, poichè saranno smentite abbastanza dalla mia stessa narrazione. Nè volli esser perpetuo citatore di autori; nè volli impinguar l’opera mia di greco, di latino, o di altro che sia, per far pompa di una erudizione, che mi avrebbe reso prolisso, e grave al più de’ miei leggitori. Alcune annotazioni ad ogni libro, e parecchie tavole cronologiche disposte acconciamente dopo il libro ottavo ch’è l’ultimo, saranno sufficienti a contentare ogni desiderio. Chi poi è dotto di storia o antica o moderna, saprà assai agevolmente da quali fonti abbia io derivata la materia del mio dettato, e chi dotto non è stia pur certo non aver io raccontata cosa alcuna che non abbia l’appoggio di autentici documenti, e di probe testimonianze. A taluni umanitarii e cosmopoliti questa mia storia parrà forse soverchia, e d’interesse troppo locale; ma io penso che non mi verrà scarso merito dall’aver tentata un’impresa, la quale non sarà alla mia patria nè inutile, nè sgradita; ed è parte di storia italiana.

Delle urbane e ragionate critiche sarò a tutti riconoscente, e o confesserò docilmente i miei falli, o mi difenderò con pari urbanità. Alle critiche villane, o stampate, o scritte a penna, o verbali, non risponderò mai.