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   82 libro secondo

e senza provocarlo a battaglia, si avanzò sino a Consensa. Ma Spartaco, ch’era ivi presso, non l’aspettò, giudicando non poter tenervisi fermo, e perchè si era posto in mente di affurzarsi nelle vicinanze di Reggio. Donde, quando non gli fosse amica la fortuna, poteva effettuare il disegno già meditato di trafugarsi in Sicilia, dove l’oppressivo e violento governo del pretore Verre faceva la dominazione romana odiatissima. E Spartaco aveva già intelligenza co’ Siculi, che lo stimolavano a recarvisi per ridestare il fuoco, coperto ancora dalle calde ceneri della sollevazione di Salvio ed Atenione. A qual uopo gli si era promesso un buon numero di navi da corsali; ma queste non vennero; e fra di tanto la fortuna cominciava a scoprirglisi avversa. Nè perdeva coraggio, e si provò a tragittare lo Stretto per via di barchettini costrutti a tale intento col legname del luogo. Ma anche questo disegno rendeva vano l’indole burrascosa della stagione e del mare.

Crasso in questo mezzo aveva ordinate in guisa le sue schiere che a Spartaco dal mar Tirreno all’Ionio erano chiusi i passi per terra; e solo gli rimaneva l’alternativa o di salvarsi per mare, quando gli venissero a tempo le promesse navi, o di traforarsi per mezzo alle file nemiche. E’ già vedeva che ogni ulteriore ritardo gli avrebbe fatta impossibile qualunque via di salvezza; vedeva come in breve gli sarebbero mancati i viveri, e come i presidii romani di Reggio e di Locri sarebbero per premerlo a’ fianchi e alle spalle, quando Crasso continuasse a stringerlo così di vicino. Qui narrano gli storici un’opera gigantesca di Crasso, che con tutta la grandezza romana, a me pare favolosa. Dicono adunque che costui ispirato dalla natura del luogo, avesse concepita e messa in atto la costruzione di un fossato lungo quel tratto di terra che si stende dal seno Napetino allo Scillaceo; che in questo fossato, avente quindici piedi di larghezza e cotanti di profondità, fosse stata alzata una muraglia così alta che togliesse a Spartaco l’uscirsi della penisola Reggina. E Crasso metteva conto che mediante questo stupendo lavoro, Spartaco risecco per fame, sarebbe finalmente costretto a rendersi a discrezione; mentre intanto dalla parte del mare arriverebbe una armata romana per impedirgli la ritirata in Sicilia. Allora Spartaco, capito il disegno di Crasso, cercò di prevenirlo, determinato o di trovar salute, o di morir combattendo. Due volte in un giorno investì i Romani, e due volte ne fu riurtato con grandissima perdita, e scoraggimento de’ suoi. Aggiungi che un fior di soldati de’ presidii di Locri e di Reggio si posero a nojarlo a’ fianchi e alle spalle; ed egli correva or quinci or quindi col proposito di straccare i Romani