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tissima da ’l corpo, nasce nella volontà un altro Amore, molto da la compagnia del corpo alieno. Il primo Amore pose nella voluttà: il secondo, nella contemplazione. E stima che il primo intorno a la particulare forma d’un corpo si rivolga: e che il secondo si dirizzi circa la universal Pulcritudine di tutta la generazione umana: e che questi due Amori nell’uomo intra loro combattino. Il primo tira in giù alla vita voluttuosa e bestiale: il secondo in su alla vita angelica e contemplativa c’innalza. Il primo è pieno di passione, e in molte genti si truova: il secondo è senza perturbazione e è in pochi. Questo filosofo ancora mescolò nella creazione dello Amore una certa tenebrosità di Caos, la quale di sopra voi avete posta: quando disse l’oscura fantasia illuminarsi, e della mistione di quella oscurità e di questo lume, nascere lo Amore. Ancora la prima sua origine pone nella Bellezza delle cose divine. La seconda nella Bellezza de i corpi. Imperocchè quando ne’ suoi versi dice: sole e raggio, per il Sole intende la luce di Dio, per il raggio la forma de’ corpi. E vuole che il fine dello Amore, risponda al suo principio in modo che l’istinto d’Amore fa cadere alcuno insino al tatto del corpo: e alcuno fa salire insino a la visione di Dio.


Capitolo II

Che Socrate fu lo amante vero e fu simile a Cupidine.


Basti aver in fin qui detto de lo Amore: vegnamo ora a Socrate e Alcibiade. Dapoi che i convitati avevano assai lodato lo Iddio degli amanti, restava a lodare quelli innamorati, i quali questo loro Iddio legittimamente seguono.

Tutti gli scrittori s’accordano, che tra tutti gli innamorati non fu alcuno che più legittimamente amasse, che il nostro Socrate. Costui conciosia che per tutta sua vita, manifestamente senza alcuna ipocrisia seguitasse dietro al carro di Cupidine, non